Articolo di Michela Lupi
Mai come oggi siamo chiamati a trovare soluzioni a problemi complessi in ambito economico, ambientale, politico e sociale e, a volte, trovare le parole per descrivere le sfide alle quali siamo chiamati a rispondere non è facile.
Anche se ancora l’uso o meno di questi termini è ancora ampliamente discusso da parte di scienziati ed economisti quello che possiamo dire è che rendono bene il senso: quando c’è una crisi o siamo davanti ad un problema difficile da risolvere ci troviamo sempre di fronte a legami intricati e relazioni interdipendenti e percepiamo che il tutto è più della somma delle sue parti.
Tuttavia, quando osserviamo che un problema è collegato ad un altro problema e che si collega ad un altro ancora … non si rende visibile solo il caos, ma anche più informazioni, dati e tante, tante storie.
Come rendere questo processo emergente un processo generativo? La strada più naturale, quando ci troviamo davanti a problemi che ci sembrano irrisolvibili, è quella di connetterci gli uni con gli altri, osservare il dilemma da diversi punti di vista, afferrare le differenze di prospettive e far emergere nuove possibili soluzioni.
Ma allora cosa aspettiamo? Aspettiamo di trovare uno spazio sicuro dove poter condividere i pensieri, dove non c’è competizione, dove possiamo parlare di quello che spontaneamente ci viene da condividere senza sentirci giudicati ma profondamente ascoltati, passare da un modello di conversazione che polarizza i pensieri ad un modello che condivide e accoglie le diversità.
Il progetto Synthesis offre strumenti di facilitazioni ed ospita laboratori in tutta Italia per allenare il pensiero partecipativo, attraverso dialoghi aperti e dinamici dove apprendere e trasformarci insieme e, magari, scoprire che alcune soluzioni ai problemi del nostro tempo possono essere anche semplici.
Crediti: Foto di Michela Lupi