Articolo di Michela Lupi
Avete mai fatto caso che nelle organizzazioni c’è un crescente uso di pillole, microdosi di mindfulness, meditazione, yoga, programmi di micro-learning che vengono offerte ai dipendenti?
Nei pacchetti dedicati al benessere organizzativo si osserva una crescente quantità di proposte, poche in presenza e molte digitali, combinate a poco tempo e spazio nelle agende dei dipendenti per poter essere coltivare in modo approfondito.
Generalmente si parla di minuti, 15 minuti di questo, 10 minuti di quello, altri minuti per quest’altro … facciamo un respiro … ognuna di queste esperienze richiederebbe molto più tempo per poter restituire i benefici attesi.
Quale potrebbe essere una possibile soluzione? Credo che rallentare e perseguire un processo di semplificazione potrebbe riportare le persone a vivere esperienze più autentiche e profonde.
Nella mia esperienza di facilitatore e coach ho ricevuto da parte dei miei clienti molte osservazioni su come vengono vissute queste offerte, c’è chi mi ha detto che è diventato difficile anche dire di no a queste proposte fast, perché è un po’ come rifiutare un dolce da chi ti ha invitato a cena. Nello stesso tempo cresce la consapevolezza che tutto questo non serve, non nutre il benessere ma anzi paradossalmente genera maggiore frustrazione e stress, non riuscire a far tutto, percepire quel senso di non farcela tra le mille attività è qualcosa di reale e presente e non possiamo ignorarlo.
Se vogliamo virare verso una migliore qualità della vita lavorativa, sicuramente non sarà la quantità a garantire una diminuzione dello stress lavorativo. La mia proposta è ripensare gli investimenti in ambito formativo e di welfare per ritornare all’essenziale.
Una possibilità è aprire spazi auto-organizzati di dialogo, approfondimento su tematiche proposte dai dipendenti stessi. Ripartiamo dai fondamenti, condividere, stare insieme e ascoltare le nostre storie. Cosa c’è di meglio che stare in uno spazio non competitivo, auto-gestito e fare esperienza di condivisione, senza obiettivi da raggiungere? A volte le soluzioni ai problemi complessi possono essere anche semplici.
Crediti: Foto di Dewang Gupta su Unspash